mercoledì 30 settembre 2009

Noicattaro, fratello ladro ucciso: chiedo giustizia !!

dalla Gazzetta del Mezzogiorno Web del 29.09.2009

Sabato notte, durante una rapina ai danni dell'imprenditore di Noicattaro Giuseppe Difino, Luigi Bartoli (pregiudicato di 45 anni) è stato colpito mortalmente con un'arma da fuoco, detenuta legalmente dall'imprenditore. Oggi, il fratello della vittima, l'artista Sabino Bartoli, chiede giustizia. L'imprenditore non è indagato. Ieri è stata ritrovata bruciata l'auto dei ladri.

BARI - Luigi Bartoli era fratello di Sabino Bartoli, l’attore reso celebre da «L’Ariamara», il film, diretto da Mino Barbarese, un cult nel filone artistico della malavita barese, conosciuto nelle versioni televisive (su Telenorba nei prossimi mesi andrà in onda la terza serie) e cinematografica. Sabino Bartoli ha anche preso parte a fiction televisive di rilievo nazionale come «La Squadra» e al film «Fuori di me» del regista emiliano Gianni Zanasi. Musicista e cantante, ha interpretato e composto insieme a Luigi Rana ed Enzo Strippoli anche l’inno della squadra di calcio, Bari grande amore. La sua voce, al telefono, restituisce lo stato d’animo di un uomo schiacciato da un dolore enorme.

Signor Bartoli, quale idea si è fatto della tragedia?

«Mio fratello minore Luigi, purtroppo, era un ladro. Nessuno può negare questa verità. È altrettanto vero, però, che non meritava di fare questa fine. Lui non era in grado di fare del male a una mosca. Ha vissuto una esistenza travagliata, fatta di impieghi e lavori saltuari. Ogni tanto, commetteva dei furti».

 Quasi uno scherzo del destino: suo fratello che muore come in una scena dell’«Ariamara». Detto con estremo rispetto della tragedia che vi colpisce, naturalmente.

«Evidentemente, le mie interpretazioni artistiche sono cosa diversa dalla mia vita reale. E dalla vita di mio fratello. Questo lo capiscono anche i bambini. Coincidenze a parte, io chiedo soltanto giustizia».

Cioè?

«Se questa storia sarà archiviata senza la formulazione di un’ipotesi di reato, da domani qualsiasi cittadino potrà sparare impunemente non appena avrà sentito il minimo rumore in casa, senza che la legge gli presenti il minimo conto».

In base a quello che lei ha appreso in queste ore, come si immagina la sequenza della notte fra sabato e domenica?

«Io sono convinto che mio fratello Luigi non sia salito nell’abitazione di Giuseppe Difino. Mio fratello, con tutta probabilità, era rimasto giù, davanti alla palazzina, a fare il palo. Insomma, ad aspettare che i complici terminassero l’opera. Era un tentativo di furto, non di rapina».

Perché pensa che lui facesse il palo?

«La dottoressa dell’ospedale San Paolo che ha visto il corpo di mio fratello parla di un proiettile, al torace, esploso dall’alto verso il basso. Perciò non condivido la versione che mio fratello, si trovasse dietro la porta della stanza da letto, con i complici».

Invece gli investigatori sembrano convinti che tutti e tre fossero dietro la porta della stanza matrimoniale.

«Ho fiducia nel pm e nei carabinieri. Del resto, l’autopsia e l’esame balistico chiariranno ogni dettaglio. La mia famiglia però chiede giustizia».

OGGI L'AUTOPSIA. LA PROCURA: IL PADRONE DI CASA NON E' INDAGATO

L’autopsia sul corpo di Luigi Bartoli, l’uomo di 45 anni ucciso da un imprenditore di Noicattaro mentre tentava di compiere un furto o una rapina in casa sua sabato notte, sarà compiuta con ogni probabilità oggi pomeriggio. Il pm Marcello Quercia, per stamattina, alle 12,30, ha convocato il medico legale Luigi Strada, al quale affiderà l’incarico. Che quasi certamente sarà compiuto nella stessa giornata odierna. Secondo i primi accertamenti dei Carabinieri, un solo proiettile avrebbe raggiunto Bartoli al torace, causando il dissanguamento.

Intanto, all’alba di ieri è stata ritrovata, incendiata, l’auto utilizzata dai malviventi per arrivare da Bari a Noicattaro, intorno all’una della notte fra sabato e domenica. La vettura, una «Ford Focus », è stata trovata alla periferia Nord di Bari, nei pressi della masseria Framarino, fra il quartiere San Paolo e l’aeroporto di Palese. In quell’auto Bartoli, in fin di vita è stato trasportato dai complici - che non hanno ancora un volto né un nome - fino all’ospedale San Paolo. Un percorso di oltre 20 chilometri, la cui lunghezza è stata forse fatale a Bartoli, che probabilmente è morto in auto. Gli altri due ladri hanno scaricato il cadavere davanti al nosocomio e sono scappati, temendo forse di essere accusati di omicidio.

Insomma - si domandano gli inquirenti - se gli altri due rapinatori avessero puntato a un ospedale più vicino, forse il loro «compagno » sanguinante si sarebbe potuto salvare? Anche questo aspetto sarà chiarito dall’autopsia.

In base ai primi rilievi dei Carabinieri, Bartoli, personaggio noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e in particolare per alcuni furti, è stato colpito al petto da uno dei proiettili esplosi dall’imprenditore noiano Giuseppe Difino, 52 anni, attraverso la porta della stanza da letto nella quale stava dormendo con la sua compagna. Come ha raccontato Difino nel lungo interrogatorio in caserma domenica mattina, egli e la sua compagna avrebbero udito passi concitati e frasi in dialetto barese, nel corridoio della casa di via Incoronata 88. Quei rumori li avrebbero svegliati. Alcuni istanti dopo, avrebbero intuito che i malviventi stavano armeggiando con un grosso cacciavite sulla serratura della stanza. Quindi Difino ha impugnato la calibro 9 detenuta regolarmente e ha sparato due volte. Un proiettile avrebbe attraversato il legno della porta e, così deviato, ha raggiunto Luigi Bartoli al petto. Bartoli è riuscito con i complici a fuggire per le scale dell’abitazione e poi tra i campi, raggiungendo l’auto, parcheggiata alla periferia di Noicattaro. È morto, presumibilmente dissanguato, durante la fuga.

Dalle indagini risulterebbe anche che Difino avrebbe esploso altri due colpi in aria, mentre inseguiva i tre ladri, dopo essere sceso in strada. Fonti ufficiali della Procura confermano che Difino non sarebbe iscritto nel registro degli indagati: «Gli elementi raccolti fanno presumere che ci troviamo di fronte ad un fatto di legittima difesa », afferma il procuratore aggiunto Pasquale Drago. E precisa: «Fino a questo momento l’imprenditore non è indagato».

di CARLO STRAGAPEDE

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