martedì 16 marzo 1999

"Nojani" fra le macerie a Malagrotta ?

tratto dal Corriere della Sera
Quei ricordi tra le macerie Malagrotta, i parenti delle vittime del Portuense scavano
Un Vangelo impolverato. Alcune prove di stampa in bianco e nero, porno. Una collanina d' oro povero, spezzata. E poi un tenero pelouche, una Singer per cucire, la sciarpa da romanista, una mezzaluna da cucina, due grossi gomitoli di lana, un pallone sgonfio, foto, fatture commerciali... Assomigliano ai resti di un uragano. Sono tutto cio che rimane dopo il crollo del 16 dicembre, al Portuense. Gli oggetti ricoperti di polvere sono a ridosso della rete di protezione del campo, a Malagrotta. Escono dal regno delle macerie, una gigantesca area a forma di T ricoperta di detriti. Li , in mezzo a pilastri sminuzzati, la mano del destino ha confuso in un mostruoso impasto di cose disastrate la vita di 15 famiglie e di una tipografia. E li ogni giorno si ripete il mesto pellegrinaggio dei familiari delle 27 vittime di via di Vigna Jacobini. Va avanti cosi da fine febbraio, da quando il magistrato ha autorizzato le ricerche nell' area posta sotto sequestro. Uomini e donne arrivano in questo spicchio lunare di mondo verso le otto e mezzo del mattino e fino a mezzogiorno cercano in silenzio, sotto il sole a picco e i gabbiani che lanciano i loro richiami rauchi, aiutandosi con bastoni e rastrelli improvvisati. Sembra un angolo d' India. Ad ovest, oltre una collina brulla, c' e la sterminata raccolta di rifiuti di Malagrotta con le sue folate d' aria nauseabonda. La distesa di detriti e protetta da una rete, installata subito dopo il trasporto delle prime macerie. Ma le smagliature nel recinto suggeriscono a qualche familiare il dubbio che si siano verificate incursioni di sciacalli. Dove sono finiti tutti i vestiti del palazzo?, si chiede il cognato di Angela Romani, una delle vittime che abitava all' interno 1. Intanto una ruspa va e viene, spianando collinette di macerie, mentre i familiari cercano in silenzio. Sulla rete vengono stesi gli indumenti, pochi rispetto a quello che un palazzo con 15 famiglie doveva contenere. Un giaccone di velluto rosa, un accappatoio marrone, una pelle di renna, alcuni asciugamani di spugna, coperte, plaid, guanti, berretti di lana, lenzuoli. E tutto e cosi polveroso e sporco. Non riesco a trovare l' altra scarpina da ginnastica del mio nipotino, ripeteva ieri con lo sguardo smarrito la signora Picone, nonna di Edoardo, uno dei due fratellini De Michelis dell' interno sette. Suo figlio Alessandro, piu tardi, e riuscito a consegnare all' ispettore dela Squadra mobile un anellino d' argento, una mezza catenina d' oro, una microcassetta Vhs e le foto del matrimonio di una coppia scomparsa, Veronica Gentili e Fabio Biancalana dell' interno quattro. Nazareno La Mantia ha recuperato invece una fruttiera d' argento, tutta ammaccata e sbilenca. E sua sorella Gianna ha ritrovato i pantaloni della divisa del padre Filippo, maresciallo di Ps in pensione. I Matarazzo e i Cancellieri hanno raccolto biancheria e lenzuoli. Poi, alla fine, col funzionario di turno della polizia presente a Malagrotta, si stila un verbale di cio che e stato recuperato. Gli oggetti sono destinati ad essere esposti nella riunione che il Comitato dei familiari fa ogni giovedi , alle 19, presso la parrocchia della Sacra Famiglia, al Portuense. L' ultima volta la signora Latrofa ha riavuto i suoi anelli e i figli dei Fumaselli, la famiglia dell' ultimo piano, sono tornati in possesso del libretto di circolazione dell' auto del padre Giuliano. Un bracciale d' oro mezzo rotto, appartenuto a Giulia La Mantia e stato dato ai suoi figli. E Alberto Viola, il pensionato salvato miracolosamente dalle macerie, ha ritrovato gli occhiali da vista, un po' di denaro e i documenti della moglie. Ai Romani e stata consegnata una borsa e qualche foto. Invece una scatoletta con una catenina e una medaglietta rettangolare e rimasta sul tavolino. Lo stesso e capitato con degli orecchini. Torneremo ad esporli nella prossima riunione del giovedi , dice Nazareno La Mantia. Ma intanto siamo gia a tre mesi dalla strage. Oggi, alle 18.30, alla Sacra Famiglia si celebra una messa.
GLI SCAMPATI
Salvi per caso: il turno, l' influenza
L' altra notte non dormivano a casa, ecco chi e' sfuggito alla sciagura
GLI SCAMPATI Salvi per caso: il turno, l' influenza L' altra notte non dormivano a casa, ecco chi e' sfuggito alla sciagura ROMA - Erano le 3.10 quando il motorino ha imboccato via di Vigna Jacobini. Poi, nella notte avvolta da una nuvola bianca, e' echeggiato un urlo disperato: "Mamma, mamma...". Anna Maria Bascani era alla finestra e stava guardando inebetita la scena che aveva di fronte: il palazzo che non c' era piu' . E giu' per la strada ha visto Maurizio Fumaselli, un giovane vigile del fuoco di 30 anni che aveva appena lasciato il suo reparto in via Marmorata all' Ostiense. L' uomo era arrivato di fronte al disastro e gridava disperato. L' appartamento del quinto piano, dove fino alla scorsa notte aveva vissuto con i genitori e due fratelli, non esisteva piu' . "Mamma, ti salvo io..." ha urlato scendendo dal motorino e correndo all' impazzata verso le macerie fumanti prima di rompere in un pianto convulso e fermarsi sconvolto di fronte a quel cumulo inavvicinabile di pietre.
IL VIGILE MAURIZIO - Maurizio e' uno degli sfiorati dalla morte e rimasti scioccati a guardare quelle macerie che nascondono parenti, amici, conoscenti. Per tutti, anche per quei pochi che miracolosamente non hanno perso congiunti, sono svaniti nel nulla appartamenti e averi. Ieri, molti di loro hanno continuato ad aggirarsi come fantasmi intorno al luogo del disastro. Ma e' stato Maurizio a rappresentare in prima persona, a lungo, lo strazio dei sopravvissuti. Per parecchi minuti subito dopo l' ecatombe, e' stato visto andare in su e giu' col motorino, gridando come impazzito per le vie deserte del quartiere. Poco dopo e' tornato ed e' stato uno dei primi a scavare tra le macerie continuando poi a lungo per parecchie ore insieme agli altri soccorritori, finche' non e' riuscito a estrarre i corpi del padre Giuliano e del fratello Massimiliano, che proprio il giorno prima aveva superato la prova di ammissione per diventare anche lui vigile del fuoco. Poi alle nove Maurizio e' crollato e mani pietose l' hanno adagiato su una barella della Croce Rossa, dove ha recuperato un po' di forze prima di tornare a immergersi di nuovo nella sua opera di soccorritore.
SALVATO DAL "TURNO" - Poco piu' in la' piangeva a dirotto Massimiliano Menconi, un trasportatore trentenne. "Sono uscito alle due, proprio stanotte..." gridava disperato. Con Flavio De Angelis, il nipote ventiduenne, aveva anticipato l' andata al lavoro, normalmente prevista per le 4 del mattino. "Ci hanno chiesto di andare prima a Fiano Romano, dove lavoriamo in appalto per la ditta di spedizioni Traco - ha spiegato De Angelis -: cosi' siamo partiti alle due. Laggiu' abbiamo saputo che era capitata una disgrazia all' Ostiense. In via di Vigna Jacobini, ci hanno detto, tra il numero 61 e il 69. Ho visto Massimiliano sbiancare. Subito dopo e' andato a telefonare". Su, in casa, c' era sua mamma, Fernanda De Angelis. Ma il telefono ha squillato nel vuoto.
L' INFLUENZA - I Latrofa mancavano da casa invece da sabato scorso. Claudio, un operaio edile disoccupato di 41 anni, era andato nel Viterbese con la moglie Patrizia, presso i suoceri. Con loro anche il figlioletto Francesco di tre anni. "Il bambino si e' ammalato d' influenza e cosi' si sono salvati - ha raccontato Vito, il nonno paterno del bimbo, residente a Monteverde -. Mio figlio e mia nuora erano andati al paese per fare una serie di documenti che occorrono per un ricovero del piccolo al Bambino Gesu". "Sono svuotato, non ho piu' niente dentro, mi sento annientato, ma sono salvo insieme alla mia famiglia" ha detto Claudio Latrofa poco piu' tardi, aggirandosi nei pressi della sua abitazione che non esiste piu' . La disgrazia l' ha appresa al mattino, lo ha lasciato a lungo incredulo. "Mi hanno chiamato per dirmi quello che era accaduto, e' terribile, l' ho saputo cosi' per telefono - ha continuato a dire -. Ma ora non chiedetemi altro. Mi hanno detto di non parlare, c' e' il segreto istruttorio".
FUORI CASA - E l' assenza da casa si e' rivelata provvidenziale anche per un' altra ragazza, Alessandra Bianchi, 30 anni. Aveva deciso di trascorrere la notte fuori casa. E quell' assenza le ha salvato la vita. Nel gruppo dei sopravvissuti, infine, si possono forse contare anche Luciana Cosatti, che risulterebbe ricoverata in ospedale da giorni, e suo figlio Roberto, che si troverebbe in Polonia per lavoro.
Paolo Brogi - Pagina 7(17 dicembre 1998) - Corriere della Sera

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